Nel 2019 l’export italiano ha registrato una crescita del 2,3% e la bilancia commerciale un saldo positivo di 53 miliardi di euro. Nel 2020, a causa del Coronavirus, le esportazioni italiane subiranno inevitabilmente una brusca frenata e chiuderanno l’anno in flessione del 12%, a prezzi costanti, per poi crescere del 7,4% nel 2021 e del 5,2% nel 2022, anno su anno.
È quanto emerge dalla XXXIV edizione del Rapporto sul commercio estero L’Italia nell’economia internazionale realizzato dall’Agenzia ICE in collaborazione con Prometeia, Istat, Fondazione Masi, Università Bocconi e Politecnico di Milano. La ripresa degli scambi mondiali nel 2021 sarà guidata dall’aggregato degli Emergenti Asia, Cina in testa. Lo studio è stato illustrato il 28 luglio presso la sede dell’ICE, alla presenza del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, On. Luigi Di Maio; del Sottosegretario agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale, On. Manlio Di Stefano; del Presidente di Istat Gian Carlo Blangiardo e del Presidente dell’ICE, Carlo Ferro.
“I dati consuntivi confermano che nel 2019 l’export italiano godeva di un ottimo stato di salute. Aveva terminato l’anno con una crescita del 2,3% attestandosi a 476 miliardi di euro e mantenuto la quota di mercato sul commercio mondiale stabile al 2,84% – afferma Carlo Ferro, Presidente dell’Agenzia ICE -. Anche i primi due mesi del 2020 sono stati positivi per l’export: +4.7% tendenziale, nonostante a febbraio fosse già evidente il rallentamento dei flussi con la Cina. Istat ha recentemente pubblicato le rilevazioni del periodo gennaio–maggio 2020 che vedono l’export in caduta tendenziale del 16%, sintomo evidente della pandemia globale, da una parte. Dall’altra l’andamento congiunturale segna una crescita del 35% da aprile a maggio: primo segno di ripresa delle attività”.
Secondo lo studio ICE-Prometeia, la ripresa degli scambi mondiali nel 2021 sarà guidata dall’aggregato degli Emergenti Asia (+10,3% e +8,2% per l’import di manufatti rispettivamente nel 2021 e 2022), Cina in testa. Il maggiore utilizzo dell’e-commerce, in questi Paesi, potrebbe diventare strutturale, agendo da volano per gli scambi, soprattutto nell’ambito dei beni di consumo
“Più che ragionare sui numeri è ora importante orientare l’azione combinando reazione e visione perché le sfide di oggi si giocano in un contesto globale diverso dal passato – continua Ferro -. Digitale, innovazione e sostenibilità sono le parole chiave per rivolgersi alle nuove generazioni di consumatori globali. Per rispondere all’urgenza del momento e rafforzare il posizionamento strategico del Made in Italy sui mercati di domani è quanto mai importante l’azione di supporto del Sistema Paese. La risposta a questa sfida collettiva, in aggiunta agli interventi sulla liquidità delle imprese, è il Patto per l’Export voluto dal Ministro Di Maio e come ICE siamo impegnati a supportare il MAECI nella sua attuazione. Avevamo già avviato, a partire dallo scorso anno, una modernizzazione epocale dell’Agenzia verso il digitale e nuovi indirizzi strategici orientati al servizio alle PMI e all’innovazione tecnologica. Con il Patto per l’Export abbiamo sottoscritto l’impegno in questo percorso di ammodernamento e di servizio e acceleriamo ora con una serie di azioni tra cui: gli accordi con numerosi marketplace con l’obiettivo di portare le imprese italiane in 59 iniziative nei canali e-commerce e della grande distribuzione offline to online in 28 Paesi nel mondo; il progetto Fiera Smart 365 che consentirà alla manifestazione di vivere 365 giorni all’anno; la formazione di 150 nuovi digital export manager; i progetti di impiego della tecnologia blockchain per la tutela del Made in Italy; e l’elaborazione del piano di comunicazione per il rilancio del brand Made in Italy” – conclude Ferro.